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IL SINDACO SICCHIERO: PRIMI PASSI INSEGUENDO LE ORME DI GRETA

Siamo in emergenza climatica. Non perché lo dica Greta Tintin Eleonora Ernman Thunberg attivista svedese per lo sviluppo sostenibile. Lo dicono scienziati del calibro di Luca Mercalli, fisico e meteorologo, invitato a Chieri nel maggio scorso dall'imprenditore Andrea Limone. Cosa intende fare la giunta chierese per dare il proprio modesto contributo? 



Ne parla Alessandro Sicchero, il neosindaco che aveva promesso come primo atto di dichiarare lo stato di emergenza climatica. Ma a cosa serve concretamente? A nulla: è proprio il neosindaco a dichiararlo "È un gesto simbolico che detta la linea della nostra azione amministrativa". 

Si tratta di una delibera approvata la settimana scorsa dagli assessori freschi di nomina e partita da un allarme di cui abbiamo già parlato lanciato dal movimento Friday For Future, proprio quello fondato dalla giovane svedese Greta Thunberg, e che poggia le basi su un documento del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici pubblicato nell'ottobre scorso.




Il Municipio di Chieri si impegna, per ora, a svolgere attività documentali e informative sul territorio per rendere chiare quali sono le iniziative sostenibili da adottare da parte dei cittadini chieresi. Tuttavia non è chiaro quali siano queste attività e non è chiaro il budget che sarà investito per informare la popolazione locale. 

"Siamo partiti con questa scelta simbolica perché il contrasto dei cambiamenti climatici dovrà essere un "mantra! della nostra amministrazione" - continua Sicchiero. 

Ottime le promesse e i presupposti, come la riduzione dell'utilizzo delle plastiche e il coinvolgimento dei Fridays For Future e dei giovani chieresi più sensibili al fenomeno. Ma quali saranno i prossimi passi? Staremo a vedere.


LA DOMANDA RIVOLTA A LUCA MERCALLI A CHIERI 

Cosa può fare la nostra Città per reagire al cambiamento climatico e costruirsi un futuro sostenibile? Cosa possiamo fare noi come cittadini? 


Siamo una parte di natura, lo dice la scienza e il buon senso, e se la natura si degrada anche noi facciamo la stessa fine. Partiamo da dove posiamo i nostri piedi. 
Ogni secondo in Italia spariscono sotto cemento e asfalto 2 metri quadrati di suolo. Eppure il suolo è la nostra assicurazione sul futuro, per produrre cibo, per filtrare l’acqua, proteggerci dalle alluvioni, immagazzinare Co2. La sua perdita irreversibile è un grave danno per noi e per figli e nipoti. Tanto piú in epoca di riscaldamento globale che, inducendo fenomeni meteorologici estremi – alluvioni, siccità, ritiro dei ghiacciai e aumento dei livelli marini – minaccia il benessere dei nostri figli e nipoti. Eppure ci sono molti modi per risparmiare energia evitando di aggravare l’inquinamento atmosferico o per non sprecare inutilmente le risorse naturali che scarseggiano mettendo a rischio il futuro. 

Mercalli lo dice e lo scrive da oltre vent’anni, e nel suo ultimo libro (Non c'è più tempo)  propone un compendio di riflessioni. 

"Il futuro è nella cooperazione, non nella competizione", questo è un punto cardine attorno cui è ruotato il dialogo tra Andrea Limone e Luca Mercalli. 

SE NON SI PUNTA ALLA SOSTENIBILITÀ NON RISOLVERENO NÉ LA POVERTÀ DELLE NOSTRE PERIFERIE NÉ IL PROBLEMA MIGRANTI 


Chi crede vi siano altre priorità, si sbaglia e anche di grosso. La sostenibilità è un obiettivo comune e imprescindibile per raggiungere lo scopo di abbattere la povertà, migliorare l'istruzione scuola, la salute, l' uguaglianza, la pace, l'ambiente e il lavoro. Riguarda tutti noi e chi pensa di migliorare ognuno di questi aspetti (ad esempio la povertà) ignorandone i retroscena fa un grandissimo errore. Come chiudere la stalla quando i buoi sono usciti.

Si tende purtroppo a scindere le questioni. Un conto sono i migranti e un altro il clima. Lo fanno i politici e lo fa la stampa relegando ai primi ampio spazio sempre in chiave emergenziale. Ma senza risolvere il problema climatico (a cui i nostri politici sono sordi) non risolveremo né la povertà ne l'immigrazione fatta da persone disperate che oltrepassano le frontiere alla ricerca di sopravvivenza.


Dal 2008 al 2017 in media 25,2 milioni di persone ogni anno hanno dovuto abbandonare la loro casa a causa di disastri ambientali. Il Centro per il monitoraggio degli sfollati interni (Internal Displacement Monitoring Centre) ha fornito una stima degli sfollati all’interno dei confini del proprio Paese: 18,8 milioni solo nel 2017. Secondo l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni, le possibilità di essere sfollati a causa di disastri ambientali sono triplicate rispetto a 40 anni fa. Secondo la Banca Mondiale saranno 250 milioni le persone che si muoveranno all’interno del proprio Paese di origine o oltrepasseranno i confini a causa dei cambiamenti climatici entro il 2050.






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