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DAL 1 GENNAIO 2018 SACCHETTI PER FRUTTA E VERDURA SARANNO A PAGAMENTO

L’anno nuovo si aprirà con una importante novità: dal 1 gennaio 2018 saranno messi al bando i sacchetti di plastica leggeri e ultraleggeri utilizzati per imbustare frutta e verdura, carne, pesce, affettati; al loro posto ci saranno shopper biodegradabili e compostabili ma saranno a pagamento.
Non è stato ancora stabilito il prezzo, ma quello di cui siamo sicuri è che varierà da 1 a 5 centesimi.

  SACCHETTI  PER FRUTTA E VERDURA A PAGAMENTO

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’EPA, in Europa si stima un consumo annuo di 100 miliardi di sacchetti. Troppi secondo alcuni.  Anche perché alcuni di questi finiscono in mare e sulle coste. 

Proprio per questo motivo l’Italia, negli ultimi anni, ha avviato un percorso per la riduzione dell’uso delle buste di plastica ed è stato il primo paese europeo ad approvare, nel 2011, la legge contro gli shopper non compostabili. 




Ad oggi, anche se la misura non è del tutto rispettata, c’è stata una riduzione nell’uso di sacchetti del 55%. 
Non basta, dal 2019 saranno vietati in Italia i cotton fioc non biodegrabili, e dal 2020 stop anche ai cosmetici contenenti microplastiche.

Per chi contravviene la legge sono previste pesanti multe. Un sacchetto utilizzato nei reparti gastronomia, macelleria, ortofrutta, etc., che con diciture o in altro modo tentasse di porsi al di fuori della normativa, rappresenterà un’elusione di legge per la quale scatteranno sanzioni da 2.500 euro fino a 100.000 euro se la violazione del divieto riguarda ingenti quantitativi di borse di plastica oppure se il valore delle buste fuori legge è superiore al 10% del fatturato del trasgressore.

Su scala mediterranea, la messa al bando degli shopper non compostabili è attiva in Italia, Francia e Marocco. Altri Paesi hanno introdotto delle tasse fisse (Croazia, Malta, Israele e alcune zone della Spagna, della Grecia e della Turchia). La Tunisia ha messo al bando le buste di plastica non biodegradabili nelle grandi catene di supermercati e Cipro metterà in atto la normativa europea a partire dal 2018. Se fosse esteso a tutti i Paesi del Mediterraneo e non solo, i risultati in termini sarebbero molto più rilevanti.


Tuttavia la situazione rifiuti in Italia è sempre tesa tra buone e cattive notizie. La riduzione dei rifiuti resta ancora un traguardo lontano: il Rapporto Rifiuti Urbani redatto dall’Ispra, ci dice che abbiamo raggiunto quota 52,5% di raccolta differenziata nel 2016, ma di contro aumenta anche la produzione totale di rifiuti: in Italia nel 2016 si sono prodotti circa 497 kg di rifiuti pro capite, contro i 486,7 kg del 2015.


Differenziare e riciclare non basta più, la soluzione al problema rifiuti è quello di non produrli, perché una volta prodotti, sono un peso sull’ambiente e sul nostro futuro. Anche il riciclo pesa sull’ambiente.
Ben vengano dunque  tutte le azioni tese a ridurre i rifiuti in plastica e altri materiali, ma in un’ottica di riuso.

A questo propostito non è chiaro cosa succederà se i supermercati decideranno di sostituire le buste in plastica trasparente con altre di carta: in quel caso i consumatori dovrebbero pagarle? Dal ministero non rispondono alla domanda.

Come fare per risparmiare? Evitiamo i supermercati e rechiamoci nei mercatini rionali o dai nostri produttori di fiducia. Potremo recarci con la nostra borsa riutilizzabile e spenderemo meno (la frutta e la verdura costano meno al mercato come abbiamo scritto qui). 


Aggiornamento del 4 gennaio 2018 

Siamo di fronte a una tassa occulta?

Nulla di tutto ciò. Da sempre i cittadini pagano in modo invisibile gli imballaggi che acquistano con i prodotti alimentari ogni giorno. Nessun produttore o nessuna azienda della grande distribuzione ha mai fatto ovviamente e naturalmente beneficenza nei confronti dei consumatori. Unica differenza, è che questa volta il costo è visibile, perché l'obiettivo della norma è aumentare la consapevolezza dei consumatori su un manufatto che se gestito non correttamente può causare un notevole impatto ambientale.

La legge vieta il riutilizzo dei sacchetti?

Questo problema si può ovviare semplicemente con una circolare esplicativa del Ministero dell'ambiente e della salute che permetta in modo chiaro, a chi vende frutta e verdura, di far usare sacchetti riutilizzabili, come ad esempio le retine, pratica già in uso nel nord Europa. In questo modo si garantirebbe una riduzione auspicabile dell'uso dei sacchetti di plastica, anche se compostabile, come già fatto coi sacchetti per l'asporto merci (che grazie al bando entrato in vigore nel 2012 in 5 anni sono stati ridotti del 55%).






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